Voglia di partire con il mio compagno per festeggiare alla grande i miei trent’anni. Nessun dubbio: questa è la volta del Messico, e in particolare della penisola della Yucatan. E sì, nessuna preoccupazione o programma su cosa fare e quando. Solo una certezza, la destinazione appunto: Playa del Carmen, il centro della Riviera Maya, per abbinare a sole e mare (quello dei Caraibi!) la scoperta di siti archeologici e bellezze naturali in una zona del paese che – a suo modo – mantiene intatta la sua identità.

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Volo Roma Fiumicino – Cancun. Un’oretta di autobus e dall’aeroporto arriviamo a Playa del Carmen, nella parte nord-orientale del Paese, sempre nello stato di Quitana Roo. Il suo antico nome significa proprio “Luogo dove sorgono le acque del Nord”. Da qui i Maya salpavano per andare a rendere omaggio alla dea della fertilità, nell’isola di Cozumel.

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Finalmente al resort (era il regalo per i miei trent’anni,si poteva osare!). Abbiamo scelto il Catalonia Royal Tulum (incluso in questo pacchetto vacanza): a un paio di chilometri dal centro con l’obiettivo preciso di coniugare avventure e movida messicana a un po’ di relax di cui avevamo proprio bisogno. Ampio ma non dispersivo, con camere grandi e molto pulite e un servizio all inclusive – persino di pasti in camera – davvero eccellente. Sì, sono felicemente rientrata a casa con qualche chiletto in più perché ho veramente apprezzato la cucina: mai capitato prima in strutture del genere. Sono una abbastanza esigente ;).

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E poi, tra le chicche del nostro resort, ogni giorno un incontro diverso sul sentiero ricavato nel bel mezzo della foresta pluviale che percorrevamo per andare in spiaggia.
Mare cristallino (siamo sempre ai Caraibi!), spiagge bianche e lunghissime: nonostante sia giugno e quindi non proprio la stagione giusta (da fine marzo comincia la stagione umida che termina intorno a novembre) sulla spiaggia del resort – con un bel succo di frutta fresca in mano – riusciamo comunque a goderci un po’ di relax dopo il viaggio. Un po’ distesi sul lettino e un po’ riparati dalla pioggia sotto le tettoie del bar di turno: 10/15 minuti al massimo. Gli acquazzoni tropicali (in questa parte dell’anno), quando arrivano, durano giusto il tempo di correre al riparo per non bagnarsi ;)

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Coloratissima e piena di vita: è Playa de Carmen. Tutto un brulicare di stradine piene di hotel graziosi sul mare, negozietti di artigianato locale e bar sempre pieni di gente disponibile e sorridente. Ecco, la loro vitalità: è questo che mi è rimasto nel cuore dei messicani, la loro capacità di trasmetterti nonostante tutto una sana voglia di godersi la vita, prendendosi tutto il tempo che occorre.

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Abbiamo lasciato che fossero proprio i messicani a guidarci nella nostra prima escursione: una gita di un giorno intero a Chichén Itza e Valladolid, ma non solo…
Chichen Itza è un grandissimo complesso archeologico a nord della penisola dello Yucatan, a due ore di bus circa dal centro di Playa del Carmen. Dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, custodisce alcuni tra i più celebri edifici di epoca Maya: la piramide di Kukulklan (nota come El Castillo), l’osservatorio astronomico (il Caracol) e il Tempio dei guerrieri. A differenza di qualche anno fa non è più possibile salire a piedi sulle piramidi, alcune in fase di ristrutturazione e altre semplicemente protette con delle barriere per evitare l’assalto di visitatori di pochi rispettosi. L’impatto è comunque imponente: non solo per la mole di alcuni edifici, ma per la cultura e la storia che raccontano, memoria di una civiltà andata quasi completamente distrutta. Noi avevamo una guida, che ci ha condotto in modo dettagliato ma non prolisso alla scoperta del complesso. Ma si può anche andar da soli e chiederne una direttamente sul posto. Qui le info, per la visita serve almeno mezza giornata.

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Romantica Valladolid: è una piccola cittadina poco distante da Chichen Itza, con un giardino pubblico ordinatissimo (nel 2004 la città è stata premiata per essere la più pulita del Messico) e una cattedrale: San Bernardino. Costruita durante la dominazione spagnola, è ancora abitata da popolazioni Maya, che conservano gelosamente le loro tradizioni come una volta, specie per quanto riguarda l’abbigliamento: le stradine di Valladolid sono puntellate di botteghe di ricamatrici che confezionano creazioni coloratissime, davvero stupende.

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Non si può andare nello Yucatan senza tuffarsi in un cenote: grotte profondissime con acqua dolce e ghiacciata mete anche di molti speleologici. Il bagno però non è sempre gratuito: per alcuni cenote, custoditi nei parchi, bisogna pagare un piccolo biglietto di ingresso (intorno ai 5 euro).

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Il giro tra Chichen Itza, Valladolid e cenote lo abbiamo fatto con iTourMexico , un tour operator economico ma efficiente (le escursioni prenotate in hotel sono sempre più costose), che ha la sua base lungo la strada che da Cancun porta a Playa del Carmen, dove offre anche camere perfette per i backpacker. Lo consiglio non solo per le escursioni ma anche per un pit stop per un ottimo espresso preparato da ragazzi italiani – ovviamente! – simpaticissimi. Come il posto in cui ha sede la loro agenzia. Ecco qualche foto, non ho resistito a scattarne un po’.

Per visitare Tulum, dato che è molto vicino al nostro resort, invece preferiamo fare da soli e prendiamo il collettivo: lo chiamano proprio così i messicani. Nient’altro che un piccolo pulmino con una quindicina di posti che per due dollari a testa (o pesos: si paga con entrambi) ti porta su e giù sulla litoranea dello Yucatan. È il mezzo usato dalla gente del posto, inclusi ragazzi che hanno l’abitudine di ascoltare musica senza cuffie contemporaneamente al loro vicino.

Mozzafiato Tulum: a picco sul mare, è la stata la prima città Maya ad essere avvistata dagli spagnoli. Letteralmente vuol dire “muraglia” ma i Maya la chiamavano Zamà (che deriva da zamal, cioè alba) proprio per la sua posizione privilegiata sul mar dei Caraibi. Che storicamente le è valsa anche un importante ruolo commerciale. Oggi è un sito archeologico tra i più importanti nello Yucatan: tra i resti di maggior rilievo Tempio degli Affreschi e il Tempio del dio discendente del El Castillo. Si arriva dopo aver percorso degli scalini ripidissimi e da qui il panoarma sulle spiaggia di sabbia finissima è quello che del Messico più mi è rimasto nel cuore. Perciò lo saluto da qui, ma so che è solo un arrivederci.
